Il Mediterraneo e i terribili fratelli Barbarossa

Al pari dell’omicidio, la pirateria è una delle antiche manifestazioni umane di cui si conservino le tracce. La storia dei corsari che nel Sedicesimo secolo terrorizzavano tutti i navigatori: i fratelli Barbarossa. 

Quando si parla della pirateria, il nostro pensiero è obbligatoriamente condizionato da quello stereotipo romantico che i romanzi salgariani e le tipiche immagini folkloristiche ci hanno infuso; la recente ribalta cinematografica e televisiva ha notevolmente contribuito a rafforzare quell’immagine deviata del capitano che sfida l‘ignoto alla ricerca di una fantomatica “libertà”. Quest’ultima era una delle conquiste che tale scelta di vita forniva, ma le motivazioni che spingevano a tanto erano dettate da una condizione ben diversa. I marinai che spesso degeneravano in pirati o corsari erano spinti da una condizione, spesso comune a molti pirati, di estrema povertà. La pirateria era la via più facile alla ricchezza; non interessava altro in quei tempi antichi, né gloria, né libertà: importava solo racimolare tanto denaro da poter vivere decentemente. Persino l’Inghilterra dominatrice dei mari soffrirà pesantemente questo fenomeno, fino al regno di Elisabetta I che seppe ben gestire e reinventare il problema. La pirateria rappresenta una delle pratiche più antiche dell’uomo. Nonostante, da un punto di vista storico, abbia iniziato a svilupparsi concretamente solo dalle prime decadi del ‘500.

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Al pari dell’omicidio, la pirateria è una delle antiche manifestazioni umane di cui si conservino le tracce. Con la nascita delle prime tratte navali e dei primi scambi commerciali abbiamo la stimolazione primordiale e naturale alla nascita della pirateria. Rispetto alle audaci ciurme del XVIII secolo, i primi pirati rappresentavano la forma più semplice e grezza di questo tipo di “criminalità”; erano solitamente gruppi di predoni che operavano, date le arretrate tecniche di navigazione, a livello locale, nelle immediate vicinanze dei maggiori centri di scambio. Possiamo individuare la svolta storica della pirateria moderna, specialmente quella riguardante la regione del Mediterraneo, nel 1492. La Spagna di Fernando e Isabella respinge i mori, dopo più di settecento anni di residenza in Europa, al di là dello stretto di Gibilterra; un popolo civile fiero e bellicoso cacciato in un paese che riusciva a malapena a far vivere un popolo di mercanti e artigiani. Questo affronto fu una delle cause eziologiche di quella Guerra Santa contro la cristianità Occidentale che verrà condotta dai pirati barbareschi lungo tutto il Mediterraneo.

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L’arrivo dei Mori innovò notevolmente le tecniche di navigazione e la carpenteria pirata locale, la quale era rimasta ancora ad un livello molto arretrato. Vennero costruite navi più grandi, veloci e gli equipaggi furono dotati di addestramento e meglio armati. Inoltre, essendo la pirateria una deviazione del commercio oltre che della navigazione stessa, fu costruito un intelligente sistema di commercio protezione con i capi indigeni della costa. Sotto pagamento di una parte del bottino (solitamente il 10 percento) i pirati offrivano protezione e sbocco per il commercio dello sceicco, il quale contraccambiava con la protezione totale dai nemici e la formazione di un mercato sicuro per le merci di quest’ultimi. La prima vera spedizione di questo regime piratesco avverrà nel 1504, il quale scuoterà da subito l’intera cristianità europea.

Gregory Marinucci

Domani, su L’Universale, la seconda parte. 

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