Schiavisti in nome della Bibbia

Per trecento lunghi anni la schiavitù nelle Americhe è stata giustificata da alcuni passi presi dal Nuovo e dal Vecchio Testamento.

Durante il periodo della schiavitù americana, durata dal Sedicesimo al Diciannovesimo secolo, gli schiavisti riuscirono a bilanciare le loro credenze religiose con i crudeli fatti della schiavitù stessa, trovando giustificazione nella Bibbia. Gli schiavisti cristiani avevano due testi di riferimento, uno preso dall’Antico e l’altro dal Nuovo Testamento. Il primo fa parte della Genesi: “Noè, che era agricoltore, cominciò a piantare la vigna e bevve del vino; s’ubriacò e si denudò in mezzo alla sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e andò a dirlo, fuori, ai suoi fratelli. Ma Sem e Iafet presero il suo mantello, se lo misero insieme sulle spalle e, camminando all’indietro, coprirono la nudità del loro padre. Siccome avevano il viso rivolto dalla parte opposta, non videro la nudità del loro padre. Quando Noè si svegliò dalla sua ebbrezza, seppe quello che gli aveva fatto il figlio minore e disse: «Maledetto Canaan! Sia servo dei servi dei suoi fratelli!». Disse ancora: «Benedetto sia il Signore, Dio di Sem; e sia Canaan suo servo! Dio estenda Iafet! e abiti nelle tende di Sem e sia Canaan suo servo!»”.

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L’altro proveniva dall’epistola dell’Apostolo Paolo agli Efesini: “Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene. Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c’è un solo Signore nel cielo, e che non v’è preferenza di persone presso di lui”.

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Il resto dell’Antico Testamento è stato spesso indicato dagli schiavisti per esempi che dimostrano che la schiavitù era comune tra gli israeliti. Il Nuovo Testamento, invece, fu largamente ignorato, tranne nel senso negativo di sottolineare che in nessun luogo Gesù condannava la schiavitù, sebbene la storia di Filemone, il fuggiasco che San Paolo restituì al suo padrone, fosse spesso citata. Era anche generalmente accettato che la parola latina servus, di solito tradotta come serva, significasse schiava. In totale, in trecento anni, sono stati circa dodici milioni gli africani ridotti in schiavitù e deportati nelle Americhe.

Federica Bellagamba

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