L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall

Il racconto fantascientifico del re della letteratura dell’orrore Edgar Allan Poe.

Sebbene sia noto principalmente per le sue macabre opere come “I delitti della Rue Morgue” del 1841 e “Il corvo” del 1845, è importante ricordare che Edgar Allan Poe possedeva anche un profondo tono satirico velato d’arguzia, come dimostrato nel suo racconto “L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaall” del 1835. La storia, attraverso passi esaurienti, racconta di un debitore cronico che costruisce un pallone tecnologico, in modo da sfuggire ai suoi problemi, con la luna come destinazione ultima. La prosa di Poe pullula di un gergo matematico e astronomico mentre descrive gli ostacoli che vive il protagonista nei suoi viaggi nello spazio, allineando così questo libro con quelle che sono considerate opere di fantascienza.

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Tuttavia, a differenza della maggior parte delle opere fantascientifiche, questa storia è proiettata da una luce umoristica, incorniciata sotto forma di una lettera inviata dal protagonista dalla luna alla sua città natale, in cui racconta dettagliatamente il suo viaggio verso la luna e confessa di avere acquisito una vasta conoscenza dei brutti abitanti della luna, alti cinquanta centimetri, senza orecchie e con interessanti e vari usi, costumi e istituzioni sociali, che gli piacerebbe condividere con l’umanità se questa gli permettesse di estinguere i suoi debiti. Ad ogni modo, i terrestri non hanno modo di rispondere alla sua richiesta e la lettera si perde, nella buia oscurità dello spazio.

Federica Bellagamba

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