Il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau

Settantasei anni fa, il 27 gennaio 1945, l’Armata rossa liberava il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Vi morirono, in quasi cinque anni di attività, più di un milione di prigionieri tra ebrei, prigionieri politici, intellettuali, membri della resistenza e omosessuali.

27 Gennaio 1945. I soldati dell’Armata Rossa varcarono i cancelli di Auschwitz. Quello che si rivelò ai loro occhi avrebbe potuto far vacillare anche la più razionale delle menti umane. Centinaia di corpi scheletrici, senza nessun connotato sessuale, si trascinavano per il campo come tanti fantasmi silenziosi e con lo sguardo assente. Troppo tardi erano giunti quei soccorsi per sventare il più articolato progetto di ingegneria sociale che fosse stato creato. Quelle che seguono sono alcune delle foto che realizzai in Polonia, quando a mia volta, visitai il campo di Auschwitz 1 e il sottocampo di Bierkenau. Milioni di esseri umani tra Ebrei, Zingari, omosessuali, slavi, Testimoni di Geova, e prigionieri politici perirono nei campi di sterminio. Alle vittime di una strage senza giustificazioni etiche, a coloro che, invece si salvarono testimoniarono gli orrori subiti, dedichiamo questo articolo.

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«Il diritto per loro sarà nella forza ed essi si distruggeranno a vicenda le città. Non onoreranno il più giusto, l’uomo leale e neppure il buono, ma daranno maggior onore all’apportatore di male e al violento». Esiodo
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«Non vi illudete di poter combattere la malattia senza rimuovere la sua causa organica, cioè senza distruggere il bacillo, e non vi illudete di poter combattere la tabe razziale senza liberare prima il popolo dalla causa organica di questa tabe razziale. L’influenza del giudaismo non verrà mai meno ed essa continuerà ad avvelenare la nazione fino a che con la sua causa organica, l’ebreo non verrà rimosso dal nostro seno».  Adolf Hitler, 1920
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Come è potuto accadere? Questa è la domanda che molti ancora oggi si pongono a distanza di settantantadue anni dalla scoperta dei crimini perpetrati dai nazisti. Scrisse lo psicologo Americano Stanley Milgram: «“Un individuo che, a causa dei suoi profondi principi morali, non è capace di rubare, fare del male o uccidere, riesce a compiere tranquillamente queste azioni quando un’autorità glielo ordina”. Un comportamento impensabile in un individuo che agisce autonomamente può essere messo in atto senza esitazione in seguito a un ordine».
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«La totale opera di istruzione e d’educazione dello Stato nazionale deve trovare il suo culmine nell’inculcare nel cuore e nella mente della gioventù a lui consegnata, il significato e il sentimento di razza, adeguata all’istinto e al raziocinio. Nessun fanciullo, nessuna fanciulla, deve abbandonare la scuola senza conoscere perfettamente l’essenza e la necessità dell’incontaminazione del Sangue». Adolf Hitler, Mein Kampf
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La legge, la tecnica e la politica divennero lo strumento con la quale poter realizzare l’annientamento di tutto ciò che “stonava” con quel sentimento di razza tanto decantato dal Fuhrer,«buona parte della spaventosa precisione con cui fu attuata la soluzione finale si può appunto ricondurre alla strana idea, effettivamente molto diffusa in Germania, che essere ligi alla legge non significa semplicemente obbedire, ma anche agire come se si fosse il legislatore che ha stilato la legge a cui obbedisce. Da qui la convinzione che occorra fare anche di più di ciò che impone il dovere». Hannah Arendt
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Fu un errore? Non per Zygmunt Bauman, il grande pensatore polacco da noi recentemente commemorato. L’olocausto non si configurava come un errore della modernità, ma come una sua conseguenza, voluta in quanto fedele alla sua immagine, delineata con la “metafora del giardiniere”; essa ha tentato di scremare coloro che erano ritenuti estranei ad una comunità nazionale e si è avvalsa di tutti gli strumenti che erano a sua disposizione quali la scienza, la burocrazia e la tecnologia.
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Scrisse Bauman: «I casi più estremi e meglio documentati di “ingegneria sociale” globale della storia moderna (quelli presieduti da Hitler e Stalin), nonostante tutte le atrocità che li accompagnarono, non furono esplosioni di una barbarie non ancora del tutto annientata dal nuovo ordine razionale della civiltà, né il prezzo da pagare per utopie estranee allo spirito della modernità. Al contrario, furono figli legittimi dello spirito moderno, ovvero di quella smania – ce fu senz’altro la caratteristica più eminente dell’epoca moderna – di favorire e accelerare l’avanzamento dell’umanità verso la perfezione; di quel “punto di vista ottimistico, secondo il quale di fronte ai progressi della scienza dell’industria, non vi sarebbero limiti teorici alle possibilità di un intervento educativo e ordinatore nella vita quotidiana”; della fiducia nella possibilità di una definitiva soluzione scientifica alle contraddizioni storiche». Cosa fu l’Olocausto? Un immenso sacrificio umano, quasi pagano, dove le vittime innocenti, vennero immolate con lucidità a causa di una visione delirante e terribile. Delle tante, tantissime vittime non rimase nemmeno la cenere dei loro corpi.

Stefano Carta

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