Il clamoroso caso giudiziario dell’Affaire Dreyfus

Tutto cominciò alla fine dell’Ottocento, in una Francia divisa dal nazionalismo militarista e bonapartista e da un’aspra lotta contro il laicismo e dal tradizionalismo monarchico. Il capitano Alfred Dreyfus, ebreo, venne accusato di alto tradimento.

L’“Affaire Dreyfus”, scoppiato alla fine dell’Ottocento in Francia, in piena Terza Repubblica, fu un incidente diplomatico che portò ad accese discussioni nell’intera Europa, dove l’opinione pubblica si sarebbe spaccata in due opinioni di pensiero: da una parte la posizione dei socialisti, degli intellettuali e dei radicali fermi sostenitori di Dreyfus, dall’altra la contrapposta opinione dell’esercito, della destra nazionalista e antisemita e del mondo clericale, pregiudizialmente convinti della colpevolezza di Dreyfus.

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Alfred Dreyfus era un ufficiale ebreo dell’esercito francese, accusato di alto tradimento per avere venduto segreti militari ai tedeschi, arrestato e condannato su false prove indiziarie nel 1894. Il processo, svoltosi in Francia a porte chiuse, si sarebbe concluso con una prima condanna unanime da parte dei giudici che avrebbero costretto l’ufficiale alla perdita dei gradi militari e ai lavori forzati nell’Isola del Diavolo in Guyana francese. Successivamente, il colonnello Piquart, nel 1896, convinto dell’innocenza di Dreyfus e della colpevolezza di un altro ufficiale francese, Ferdinand Walsin-Esterhazy, avrebbe riaperto le indagini e consegnato ai suoi superiori dello Stato Maggiore un documento che avrebbe scagionato Dreyfus da ogni accusa.

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Secondo tale documento Dreyfus sarebbe stato infatti incastrato dal maggiore Ferdinand Walsin-Esterhazy. Quest’ultimo sarebbe stato allontanato dall’esercito dopo aver confessato di aver contraffatto le prove scritte relative al caso Dreyfus e si sarebbe autoesiliato in Inghilterra. Il secondo processo nei confronti di Dreyfus si sarebbe concluso, nonostante le schiaccianti prove a suo favore, con la condanna ingiustificata a dieci anni di reclusione per “tradimento con attenuanti”. Pur essendo stati notificati gli elementi di infondatezza dell’accusa, lo Stato Maggiore, immischiato in una vicenda così sporca, sarebbe riuscito a spingere i giudici a non annullare completamente la precedente condanna. Il primo ministro Georges Clemenceau, per risolvere la questione che stava creando energici movimenti di disapprovazione, avrebbe prosciolto Dreyfus da ogni accusa attraverso la grazia, andando oltre i poteri a lui conferiti, in quanto, ufficialmente, non in possesso dell’autorità istituzionale per compiere questa azione.

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Dreyfus quindi sarebbe stato riabilitato giuridicamente nel 1908, ma in ogni caso l’”Affaire” avrebbe lasciato anche negli anni successivi un segno indelebile in termini di acceso dibattito tra colpevolisti e innocentisti nella vita politica francese ed Europea. L’”Affaire Dreyfus” e la posizione delle istituzioni francesi sarebbero diventate oggetto di aspra critica da parte degli altri Paesi europei, i quali avrebbero iniziato così ad utilizzare il termine “anti-dreyfusard” per indicare ciò che simboleggia l’antidemocrazia e l’antisemitismo.

Massimo Piludu

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