La nascita di Mickey Mouse e il primo grande successo di Walt Disney

Un uomo e una donna, Walt e Lilian, su un treno, discutevano del fallimento del loro primo cartone animato, il coniglio Oswald. Sfiduciati, decisero di abbandonare il progetto, fino a quando Lilian non si ricordò di un topolino che era solito fargli visita al tramonto…

Anno 1928. Nella tranquilla e pacifica America, in un treno che da New York andava a Los Angeles, un uomo e una donna stavano seduti, silenziosi e tristi. Lui si chiamava Walt Disney e la sua bella moglie Lilian. Tornavano a Los Angeles dopo un inutile tentativo di far denaro. Walt aveva creato un cartone animato, il primo della sua serie, di cui era protagonista un animaletto comicamente umano: il coniglio Oswald. Nessuno, meglio di Lilian, sapeva quanto fosse costata quell’idea, quanti sforzi e quante privazioni la coppia aveva dovuto subire. Lilian era la prima impiegata di Walt, quando questi, col fratello Roy, era andato a Hollywood partendo da Kansas City, con molte idee nella testa e con le tasche vuote. Il salario di Lilian era di quindici dollari la settimana e doveva occuparsi di tutto. I due fratelli Disney dormivano, lavoravano e mangiavano nel grande studio che avevano affittato. Walt, in particolare, disegnava giorno e notte. Così, fra un disegno e l’altro, si innamorò di Lilian e la sposò.

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Il contratto per le avventure di Oswald, che in principio era sembrato molto vantaggioso, in seguito si rivelò un tranello e Walt e la moglie tornavano appunto quel giorno a Los Angeles, per avvisare gli impiegati che tutto era finito. La piccola azienda doveva chiudere. “Cosa possiamo fare?” domandò Walt alla moglie mentre con la mano piegava un fazzoletto per asciugarsi i tristi occhi lucidi. “Walt”, rispose Lilian, “ricordi di avermi raccontato che, mentre lavoravi in quello studio commerciale a Kansas City, c’era un topolino che veniva fuori, sempre al tramonto, quando c’era silenzio, e tu gli davi da mangiare le briciole della colazione? Perché non prendi un topolino come protagonista di qualche disegno?”.

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Walt Disney tirò fuori un pezzo di carta e disegnò un topo con le orecchie enormi, una bocca grandissima e un piccolo naso a pallina. “Così?”. “Sì, così. Ma ci vogliono le bretelle per i pantaloni”. “E perché? Possono benissimo star su da soli. Lo chiameremo Mortimer Mouse”. La moglie scosse il capo. “No, non va bene. Chiamalo Mickey Mouse. Ci sono più Mickey al mondo che Mortimer”. Lanciarono il loro topolino, Mickey Mouse, da soli, ma furono giornate dure. Il primo Mickey Mouse non ebbe successo e nessun distributore volle prenderlo. Ne disegnarono un secondo, il quale fece la stessa sorte del primo. Scoraggiati e convinti ormai di dover abbandonare il progetto, ne disegnarono un terzo, il quale fu acquistato da un teatro cinese. E questa volta fu un successo. Volle il caso che il famoso impresario Roy assistette un giorno alla rappresentazione e decise di portare quel nuovo e innovativo cartone animato a New York, dopo averlo fatto sincronizzare con i nuovi metodi di montaggio che caratterizzarono i ruggenti anni Venti americani. Iniziò così il successo del topolino Mickey Mouse e di quel grande sognatore che fu quel matto di Walt Disney.

Federica Bellagamba

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