La condanna e il carcere di Giovanni Guareschi

Sessantasette anni fa, il 26 maggio 1954, per Giovannino Guareschi si aprivano le porte del carcere San Francesco di Parma. Era stato condannato a quattrocento giorni di prigione per aver pubblicato, su «Candido», una lettera falsa attribuita al presidente della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi.

Sul «Candido» del 24 gennaio 1954, rivista diretta da Giovanni Guareschi, venne pubblicata una terribile notizia che riguardava il presidente della Democrazia Cristiana, Alcide De Gasperi. In un articolo intitolato “Il ta-pum del cecchino” e che occupava un’intera paginona della rivista, Guareschi riprodusse una lettera che portava la data di dieci anni prima, il 19 gennaio 1944, nella quale De Gasperi chiedeva agli alleati, e in particolare al tenente colonnello americano Bonham Carter, di bombardare Roma, in quei giorni ancora occupata dall’esercito tedesco. L’autenticità della lettera era garantita, secondo Guareschi, da diverse dichiarazioni.

Ma quella lettera, purtroppo per Guareschi, era falsa. E De Gasperi non poté far a meno di querelare Guareschi: “Quando lessi quella lettera mi misi a ridere, era tutto così assurdo”, raccontò alla fine del processo che condannava Giovannino alla galera. In molti cercarono di evitare l’irreparabile, in molti tentarono di dissuaderlo, in molti gli dissero che quelle lettere erano palesemente false e che la loro pubblicazione gli sarebbe costata caro. Ma tutto fu inutile. Indro Montanelli prima si mise in ginocchio di fronte a lui perché non lo facesse, poi, dopo un inutile tentativo di sopraffarlo con una forza fisica che lui non aveva, ma Guareschi sì, si rivolse all’editore di «Candido», il cumenda Angelo Rizzoli, il quale gli rispose: “Ma tu credi che si possa persuadere un uomo come Guareschi e impedirgli qualcosa?”.

Il Tribunale di Milano condannò Guareschi a quattrocento giorni di reclusione. I moduli per la domanda di grazia erano pronti, sul tavolo del presidente della Repubblica Luigi Einaudi, e Einaudi era pronto a firmarli, ma Giovannino non li chiese mai. Per lui, il 26 maggio 1954, si aprirono le porte del carcere San Francesco di Parma.

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