Il Natale del Sacro Romano Impero

Roma, 25 dicembre dell’anno 800: l’incoronazione di Carlo Magno.

Roma, 25 Dicembre 800. Leone III, il novantaseiesimo pontefice a sedere sulla Cattedra di San Pietro, stava officiando la messa nella Basilica più grandiosa della cristianità. La ricorrenza era una delle importanti che vi fosse: il Natale. Leone III, tradiva una certa agitazione poiché sapeva che quel Natale non sarebbe stato un Natale come gli altri. La presenza di ospiti “speciali” confermava questa sua intuizione. Uno tra tutti attirava la sua attenzione: un uomo dalla statura possente, ma solenne. A costui il papa si avvicinò, forse con passo esitante. Quella figura colossale che con degli enormi occhi lo fissava con un misto di deferenza e di curiosità avrebbe potuto incutere timore a chiunque. D’improvvisò, Leone III sollevò le sue braccia e tutti rimasero a fissarlo con stupore. Nelle mani, protese in avanti, teneva una corona. Fu un attimo. Il pontefice pose la corona sul capo dell’uomo, dicendo “A Carlo piissimo Augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria”. Grida di giubilo si sollevarono all’interno del tempio, mentre l’incoronato, quasi incredulo, contemplava la scena della quale era stato l’attore principale. Quasi quattrocento anni dopo la deposizione di Romolo Augustolo, l’Occidente aveva di nuovo un imperatore: Carlo Magno, il re dei Franchi.

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Carlo, secondo la tradizione, nacque il 2 Aprile del 742 (o 744 secondo altre fonti) anno più, anno meno. Egli era il figlio più illustre di una casata, quella dei Pipinidi, che nel corso dei secoli aveva acquisito sempre più potere, fino ad estromettere i re Merovingi dal trono dei Franchi. Suo nonno, Carlo Martello, maestro di palazzo, fu l’uomo che, nel 732, fermò a Poitiers l’avanzata araba. Il sangue guerriero e la grande ambizione del nonno scorreva nelle vene del “nuovo Augusto”. Eginardo, il suo biografo ufficiale, ce lo descrisse così: «Ebbe un corpo largo e robusto, statura alta, ma tuttavia non sproporzionata (risulta infatti che la sua altezza misurasse sette volte il suo piede), la sommità del capo rotonda, gli occhi assai grandi e vivaci, il naso un po’ lungo del normale, una bella chioma bianca, un volto piacevole e gioviale, che gli conferiva un aspetto molto autorevole e dignitoso sia quando stava in piedi sia quando era seduto.

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Sebbene il suo collo potesse sembrare grasso e troppo corto, e il suo ventre alquanto prominente, tuttavia le misure proporzionalmente corrispondenti delle altre membra non facevano notare quei difetti. Aveva ferma andatura e tutto l’atteggiamento del corpo virile, la voce era chiara, ma la meno adatta al suo aspetto fisico». L’aspetto del re dei Franchi, la sua fisionomia imponente, appariva come un connotato di regalità. Nella sua persona, la forza bruta del guerriero conviveva con la calma e la furbizia del calcolatore. Sempre Eginardo descrisse la reazione del neoimperatore, che non sospettava nulla di questa iniziativa papale. Anzi, l’imprevisto contrariò a tal punto Carlo Magno: «…che giunse a dichiarare che in quel giorno, anche se era una delle più grandi festività, mai sarebbe entrato in chiesa se avesse potuto supporre quale era il progetto del pontefice».

Fu davvero così? Forse la storia andò diversamente…

Domani, su L’Universale, la seconda parte.

Stefano Carta

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