Il Mediterraneo e i terribili fratelli Barbarossa (seconda parte)

L’attacco dei corsari alle galere di Papa Giulio II della Rovere.

Due galere da guerra papali erano state inviate, da Papa Giulio II Della Rovere, per il trasporto di alcune merci preziose dal porto di Genova a quello di Civitavecchia; data l’importanza del trasporto le navi vennero pesantemente armate. Durante il viaggio, una delle due navi si staccò di diverse miglia. Arrivata nelle vicinanze dell’isola D’Elba venne avvistata una piccola galeotta, ma il capitano, Paolo Victor, non se ne preoccupò e fece proseguire la navigazione; non fu un leggerezza da parte del comandante, poiché era ormai da diversi anni che i pirati barbareschi non si vedevano in quella tratta di mare, oltre al fatto che erano soliti attaccare imbarcazioni di modesta dimensione.

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Una volta accostatasi alla galeotta, il capitano si accorse dal pullulare dei turbanti del tremendo errore, ma, prima ancora che la nave potesse difendersi, una pioggia di frecce cadde sul ponte seguita da un brutale abbordaggio che decretò in pochi attimi la presa del ponte. La presa della galera avvenne in un lampo e l’equipaggio superstite fu spinto nella stiva. A guidare l’assalto dei pirati fu il loro capitano, un uomo tarchiato e con la barba infuocata: era Arouj Barbarossa, il maggiore dei fratelli Barbarossa. La conquista di quella galera papale era di per sé un bottino eclatante e soddisfacente, ma il piano del capitano mirava anche alla seconda galera. Alcuni ufficiali mossero delle obiezioni a questo nuovo azzardo, ma, con un gesto imperioso, il comandante gli zittì e spiegò loro il piano: il successo sarebbe stato garantito dalla prima vittoria. Infatti, ordinò ai prigionieri di svestirsi e fece mettere i loro abbigliamento alla sua ciurma; in seguito, posizionò alcuni dei suoi uomini nei punti più in vista della galera papale, mettendo la propria galeotta a rimorchio della galera a mo’ che sembrasse una preda fatta dalla stessa nave del deceduto capitano Victor.

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Il trucco funzionò e, con meno tempo impiegato rispetto alla prima preda, la seconda galera fu fatta prigioniera e facevano rotta verso Tunisi. Questo episodio segnò l’inizio dell’era dei Barbarossa nel Mediterraneo. Arouj Barbarossa, figlio di un vasaio greco di religione cristiana. Si era fatto musulmano e si era arruolato a bordo di una nave turca. Fisicamente egli non era molto alto ma ben proporzionato e robusto. I suoi capelli e la sua barba erano assolutamente rossi; aveva gli occhi vivi e accesi, il naso aquilino o romano e la carnagione tra il bruno e il bianco.

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L’impresa delle galere papali, tuttavia, non fu condotta come comandante di una nave turca, ma come semplice avventuriero dato che aveva sciolto ogni vincolo di dipendenza nel mar Egeo. Egli aveva arruolato la sua ciurma convincendola a rompere il giuramento di fedeltà alla “Sublime Porta” e abbracciare i suoi ordini per avere una carriera al riparo dall’autorità vessatoria e dalla rapacità dei capitalisti di Costantinopoli. Arouj si diresse verso Tunisi dove siglò un vantaggioso accordo con il “bey” ed continuò negli anni successivi la guerra contro la Spagna di Ferdinando, che incarnava il simbolo della cristianità. La sua attività porterà ad espandere i suoi domini a tutto il territorio algerino e a formare un vero regno vivente sotto il segno delle sue imprese contro le navi cristiane del regno. Ma, nonostante fosse il capostipite di una generazione straordinaria di pirati, Arouj non fu il più grande stratega pirata di questo periodo.

Gregory Marinucci

Qui, la prima parte. 

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