Morire in Corea del Nord

Storia di Otto Warmbier, giovane studente americano deceduto dopo essere stato arrestato dalla polizia di Kim Jong-un per aver tentato il furto di un manifesto del regime in un hotel di Pyongyang. 

La fascinazione dell’oriente è un evergreen per l’uomo occidentale, sempre alla ricerca spasmodica di una spiritualità dal sapore zen che allevi lo stress da routine. La metafora del viaggio costituisce, altresì, un topos ricorrente in molte opere ma, purtroppo, dove finisce la metafora, non tutti riescono a tornare incolumi da un viaggio. Se Dante è uscito dall’inferno ed è riuscito a riveder le stelle e a raccontarcelo, Otto Warmbier, studente statunitense, non è stato altrettanto fortunato; con lui non potremo più parlare. Procediamo per gradi, al fine di capire perché un ragazzo nel fiore dei suoi 22 anni si sia spento, dopo un anno di stato vegetativo, in seguito a un viaggio di studio nella Corea del Nord capitanata dallo stravagante leader supremo Kim Jong Un, molto amante, a suo dire, del suo popolo ma anche del basket e dei videogiochi. Il contesto: uno Stato totalitario di matrice comunista: no internet, un solo partito politico, elezioni di facciata, parate militari, un po’ di panem et circenses dato da qualche parco divertimenti voluto dal caro leader. Alla base di tutto: l’idea di un fiero popolo operaio autosufficiente e artefice del proprio destino.

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Nessuna sorpresa che dal 1953 Corea del Nord e Del Sud siano ancora separate. Regole rigidissime e, a tratti, bizzarre sono poste alla base della Repubblica Popolare Democratica di Corea. Esse includono: il divieto di fotografare statue e monumenti celebrativi che non siano nella loro interezza, palazzi in costruzione, rovinare o rimuovere immagini evocative del regime. Anche soltanto piegare pagine di giornale dove sia stampata l’effigie dei leader supremi rende, infatti, passibili di arresto. Viaggi nel territorio sono sì consentiti, ma oltre ad essere particolarmente esosi, si possono effettuare esclusivamente nell’ambito di tour organizzati all inclusive e sotto l’egida protettiva di selezionatissime guide turistiche locali che impediranno al turista di essere eccessivamente fai da te e di avventurarsi da solo per il paese. Era il dicembre del 2015 quando Otto Warmbier di Cincinnati, laureando magistrale in economia e commercio, primo di tre figli si trovava in un viaggio studio a Hong Kong e, allettato dallo slogan di un’agenzia di viaggi cinese, la Young Pioneer che prometteva un viaggio unico nel suo genere, decise di visitare la terra di Kim Jong Un. Accusato di danni ostili al regime, il ragazzo fu fermato il 2 gennaio 2016 nell’aeroporto internazionale di Pyongyang, capitale della Repubblica popolare coreana, separato dal gruppo di viaggio, col pretesto di accertamenti di salute prima di rientrare in Cina e condannato a 15 anni di lavori forzati.

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La colpa? L’aver tentato di portare via, probabilmente ebbro dai festeggiamenti di capodanno, un manifesto del regime affisso nelle stanze private dei dipendenti dello Yanggakdo International Hotel, presso il quale soggiornava. Il cartello recitava: Armiamoci fortemente del patriottismo di Kim Jong-il!” (padre di Kim Jong Un). Probabilmente il giovane voleva portare un souvenir negli Usa e pare che poi avesse pure desistito dal proposito, essendo il manifesto troppo ingombrante, ma ciò non bastò a evitargli il carcere. Si seppe soltanto nel 2017, dopo che il ragazzo, ormai in stato vegetativo fu trasferito negli Usa, che tale quadro clinico, in realtà, Warmbier lo avesse manifestato già nel 2016, dopo soltanto un mese di detenzione. L’origine pareva da ricercarsi nel mancato afflusso prolungato di ossigeno al cervello, a causa di un evento cardiopolmonare. Sebbene tali dati provenissero da cartelle cliniche nordcoreane, anche le analisi negli Usa non riscontrarono tracce di traumi fisici o di intossicazione da botulino o sonnifero, secondo la pista inizialmente seguita. Il 19 giugno del 2017, pochi giorni dopo il rientro negli Usa, il corpo di Otto, interrotta, per volontà dei genitori l’alimentazione artificiale, seguì le sorti della coscienza del ragazzo e e quest’ultimo poté essere dichiarato morto a tutti gli effetti. Il presidente Trump, dopo aver affermato di credere alle dichiarazioni di estraneità dei fatti del leader coreano Kim Jong Un, ricevette pesanti critiche. Otto fu reo di aver infranto una delle tante regole stringenti in un regime totalitario. Se il filosofo Socrate riteneva che una persona avesse due scelte: o rispettare le leggi di uno stato, sagge o assurde che fossero, o abbandonare lo stato in questione, ammettendo che il ragazzo abbia commesso un errore, fino a che punto la legge infranta legittima la violazione dei diritti umani?

Angela Chessman

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