Dall’antica Grecia al massacro del Circeo: intervista ad Alessandro Barbero

Abbiamo incontrato uno dei più grandi storici italiani, il medievista Alessandro Barbero, e gli abbiamo posto alcune domande sull’Antica Grecia, sulla nostra democrazia e sulla sopraffazione storica degli uomini sulle donne.

Roma, 29 settembre 1975, via Pola, quartiere Trieste, ore 22:50. Un metronotte in servizio, mentre con la sua debole torcia illuminava gli angoli bui coperti dagli alberi, venne sorpreso da delle grida, da una voce straziante che chiedeva aiuto dall’interno del portabagagli di una Fiat 127. I Carabinieri della volante Cigno, dopo aver forzato la serratura, dentro vi trovarono due ragazze, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. La prima, diciannove anni, era priva di vita; la seconda, diciassettenne, ferita ma viva, si finse morta per salvarsi. Le due ragazze, residenti nel quartiere popolare della Montagnola, parteciparono a una festa nella villa Moresca, nel promontorio del Circeo, invitate da tre giovani della “Roma-bene”, legati ad ambienti neofascisti: Andrea Ghira, Gianni Guido e Angelo Rizzo. Le due giovani, al loro ingresso nella villa di proprietà della famiglia Ghira, vennero sequestrate e costrette a un giorno e mezzo di sevizie. I tre manifestarono la loro violenza, il loro odio misogino e di censo, su due ragazze sventate della povera periferia di Roma. Il prof. Alessandro Barbero, col suo ultimo romanzo storico “Le ateniesi”, fa viaggiare il terribile massacro del Circeo indietro nel tempo, nella Grecia del V secolo.

Professor Barbero, un delitto simile a quello del Circeo ambientato nella Grecia di 2500 anni fa. Perché? Esisteva, nell’antica Grecia, un odio di censo?

Rispondo a queste due prime domande con una sola risposta, perché il punto è proprio qui. Il mio romanzo è nato dalla lettura di un altro libro, “Il mondo di Atene”, di Luciano Canfora. Un libro che nonostante il titolo così ampio analizza in realtà uno specifico momento della storia politica di Atene: il 411, l’anno del primo colpo di Stato che tenta di ridimensionare la democrazia e di introdurre un regime oligarchico. La città descritta da Canfora è una città spaccata dall’odio di classe, con i ricchi che odiano la democrazia e vorrebbero abbatterla, e il popolo dei piccoli proprietari e dei nullatenenti che guardano ai ricchi con diffidenza e sospetto; una città dove chi trama nell’ombra per preparare il colpo di Stato ha come programma quello di diffondere la paura, tramite omicidi mirati, per manovrare l’opinione pubblica e convincere l’assemblea a votare contro i suoi stessi interessi. Ora io a un certo punto mi sono detto: ma io tutto questo l’ho già sentito, anzi l’ho vissuto, sembrano gli anni Settanta e la strategia della tensione. E allora mi è scattata l’idea-base del romanzo: quel delitto del Circeo che nella Roma del 1975 ha incarnato proprio quella tensione sociale, quell’estremismo politico, quell’odio dei ricchi per i poveri, avrebbe potuto benissimo verificarsi anche nell’Atene del 411 a.C.

La democrazia, per noi, significa anche uguaglianza. Era così anche ad Atene?

Ma per noi temo che il concetto di uguaglianza sia del tutto marginale nel discorso politico, veda l’America che pure è indubbiamente un Paese profondamente democratico nel senso attuale e Occidentale del termine. Ad Atene i due concetti erano molto più legati, tanto che a un certo punto viene introdotto il salario per i cittadini che invece di andare a lavorare vanno a votare all’assemblea o in tribunale; e che chiunque, anche un povero, può accusare chiunque, anche un ricco, davanti all’assemblea e farlo condannare all’esilio o a morte. Ed è anche per questo che i ricchi odiavano la democrazia così ferocemente: diversamente dai ricchi di oggi, non avevano ancora scoperto il modo di manipolarla e renderla inoffensiva rispettandone le apparenze.

Nel suo romanzo racconta la perenne sopraffazione degli uomini sulle donne. È mai esistita, dall’età antica a quella contemporanea, una donna che col proprio coraggio abbia cambiato il corso della Storia? 

Ma innanzitutto bisognerebbe capire se una sola persona, uomo o donna, può “col proprio coraggio” cambiare il corso della storia – e poi, cambiarlo in meglio o in peggio? Anche i terroristi dell’ISIS sono coraggiosissimi, e stanno cambiando il corso della storia. Se vogliamo restare fra le donne realmente vissute, be’, io credo che donne di potere come l’imperatrice bizantina Irene, Matilde di Canossa o la regina Elisabetta I, e poi Caterina di Russia, Maria Teresa d’Austria, Margaret Thatcher, abbiano avuto molto coraggio e abbiano fatto la storia; ma chissà perché, mi sembra che non fosse questo che lei aveva in mente. Lei probabilmente mi sta chiedendo se c’è stata un’eroina protagonista di un gesto memorabile e allora in prima battuta devo dire che mi vengono in mente piuttosto personaggi letterari, dalla Giuditta della Bibbia ad Alcesti o Antigone, come se in una cultura dominata dagli uomini il problema delle donne, del loro ruolo, del loro coraggio fosse comunque un problema aperto che non poteva essere ignorato.

Stefano Poma

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