Guy de Chauliac, il chirurgo che salvò il papa dalla peste del Trecento

Da povero contadino a luminare della medicina. La straordinaria vita di Guy de Chauliac, l’uomo geniale che salvò il pontefice dalla terribile “morte nera”.

Nell’agosto del 1348 la peste nera raggiunse Avignone. Nella città, allora sede pontificale, l’avvento della terribile malattia avrebbe provocato una vera e propria ecatombe. Il numero di decessi oltrepassò qualunque aspettativa. Il papa Clemente VI, fin dai primi mesi d’insorgenza del morbo, per fronteggiare la grandissima mortalità, aveva ordinato personalmente la costruzione di nuovi cimiteri, ma essi ben presto risultarono insufficienti: il pontefice allora dovette procedere a consacrare il Rodano, pur di offrire una soluzione alla problematica (sanitaria, oltre che religiosa) rappresentata dall’accumulo dei cadaveri delle vittime della peste. Alcune delle testimonianze dei contemporanei, come quella del monaco e musico Lodewijk Heyligen (il “Socrate” degli scritti di Francesco Petrarca), riportano la morte della metà della popolazione cittadina. Fra i sopravvissuti all’epidemia ci fu anche Clemente VI. Il pontefice riuscì a scampare alla “mortifera pestilenza” grazie alla preziosissima consulenza di una fra le più brillanti menti dei suoi tempi: quella di Guy de Chauliac. Guy de Chauliac, noto in Italia anche come Guido de Cauliaco, nacque alla fine del XIII secolo a Chaulhac, una piccola comunità nella contrada di Malzieu en Lozère. Figlio di poveri contadini, Guy mostrò tuttavia fin da giovanissimo un grande interesse per la cura delle persone: appresi i rudimenti della’ortopedia probabilmente da qualche cerusico o praticone ambulante, divenne in grado di trattare le fratture e le lussazioni.

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L’occasione della sua vita si presentò quando una nobildonna, la castellana di Mercour, ferita, decise di affidarsi alle sue cure: la signora guarì e, colpita dalle straordinarie capacità dimostrate dal ragazzo, divenne sua sponsor, aiutandolo a studiare Medicina prima Tolosa, poi a Montpellier, dove il giovane divenne magister in Medicina nel 1325. Proseguì i suoi studi nelle Università di Parigi e di Bologna. Intorno al 1340 completò l’Inventorius sive Collectorium partis chirurgicalis medicinae, un’opera monumentale, all’interno della quale il chirurgo occitano volle sintetizzare i testi della medicina classica, araba e delle scuole salernitana e bolognese. Nello stesso periodo, divenne canonico presso il monastero di Saint-Just a Lione, dove esercitò la professione di cerusico presso l’infermeria. Dopo il maggio del 1342, Guy fu assunto da Clemente VI come archiatra pontificio, cioè suo medico personale. Durante l’epidemia di peste del 1348, Guy contrasse il morbo visitando i pazienti affetti dalla malattia, ma riuscì a sopravvivere, dopo aver trascorso sei lunghe settimane a “curarsi” praticando l’incisione dei bubboni. Una volta scampato il pericolo, lavorò senza sosta al fine di individuare le cause della peste nera. Data l’emergenza della grande epidemia, Clemente VI aveva concesso, in via del tutto straordinaria, di poter eseguire autopsie sui cadaveri degli appestati: attraverso questa pratica, il cerusico occitano riuscì ad acquisire una serie di importantissime informazioni sul morbo. Nel dissezionare i corpi esanimi dei defunti a causa della peste, Guy poté osservare le condizioni dei polmoni delle vittime, riuscendo a comprendere che essi fossero gli organi maggiormente danneggiati dal morbo (interpretando questo dato tuttavia come prova della derivazione della malattia dalla contaminazione dell’aria, secondo le credenze del tempo) ed arrivò ad intuire che esistessero due varianti della peste, quelle che al giorno d’oggi sono denominate “bubbonica” e “polmonare”.

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Un’altra importante acquisizione del cerusico riguardava le modalità di diffusione della malattia: Guy capì che la peste si diffondesse anche per contagio interumano e riferì immediatamente questa scoperta al papa. Secondo il medico, la soluzione migliore per il pontefice sarebbe stata allontanarsi al più presto possibile dalla città di Avignone, ma Clemente VI rifiutò irremovibilmente. Guy allora gli consigliò perlomeno di evitare chiunque potesse avere contatti con il morbo, nonché di rinvigorire il cuore con frutta fresca ed essenze profumate e purificare l’aria a sé circostante con l’uso del fuoco. Il papa si attenne scrupolosamente a queste istruzioni, isolandosi per diversi mesi dalla corte e dalla servitù nei propri appartamenti, dove ardevano senza sosta enormi fuochi perennemente accesi: Clemente VI effettivamente non contrasse il contagio e la fama di Guy de Chauliac crebbe ancor di più. Una volta ultimata la grande peste, Guy continuò a soggiornare ad Avignone, seguitando a praticare come medico personale del papa. Alla morte di Clemente VI, mantenne la carica anche sotto il pontificato di Innocenzo VI e Urbano V, finché non morì egli stesso nel luglio del 1368. Fra i suoi pazienti più celebri, si ricordano Carlo V di Valois, Giovanni I di Boemia e Laura de Noves, la musa ispiratrice di Francesco Petrarca. Con il poeta Guy ebbe anche un rapporto di amicizia, che tuttavia si concluse per motivi che non sono ancora del tutto chiari. Nel 1363 il medico ultimò la Chirurgia magna, ampliamento e completamento dell’Inventorius degli anni Quaranta. Considerata uno delle più influenti opere di Medicina del Medioevo, la Chirurgia rimase uno dei principali testi nel curriculum di studio degli aspiranti medici fino al XVIII secolo.

Elisa Demartini

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