Gli anarchici

Uomini e simboli dell’ideologia dell’ordine senza potere.

Il termine anarchismo deriva dalla parola greca “anarchia”, che significa letteralmente “senza governo”. “An” deriva dal greco e significa “non”; assenza “di”, oppure mancanza “di”. “Archè” significa invece potere, autorità. Sin dall’epoca classica nel linguaggio comune, al termine anarchismo si è attribuito una valenza negativa, ossia l’equivalente di caos, mancanza di regole, disordine sociale e quindi illegalità. Anche durante il XIX e XX secolo il termine anarchismo, in tutti i dizionari e le legislazioni, conserverà il suo significato nella sua accezione più negativa del termine. Per anarchismo, invece, s’intende quell’insieme di costrutti e di teorie politiche che mirano a creare l’organizzazione societaria chiamata appunto anarchia, una società senza classi e senza gerarchie politiche, economiche e sociali. La teoria dell’anarchismo disegna quindi la realizzazione di una società, fondata sulla regola “nessun dominatore”, in cui ogni individuo collabora liberamente con i suoi simili. Il pensiero anarchico può essere letto anche come espressione di lotta che si oppone fermamente a tutti i sistemi autoritari. Secondo il pensiero di Sebastian Faure, esponente di spicco del movimento anarchico francese del secolo scorso, vale il principio secondo cui “chiunque neghi l’autorità e combatte contro di lei, è un anarchico”.

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I valori che stanno alla base del pensiero anarchico si sostanziano nella libertà e nell’uguaglianza. Gli anarchici rimproverano all’ideologia socialista e a quella liberale, sostenitori l’uno dell’uguaglianza e l’altro della libertà, di essere dei modelli di pensiero parziali; sostengono che il socialismo consideri come valore base unicamente l’uguaglianza, mentre per il liberismo l’unico principio sarebbe quello della libertà. I sostenitori del pensiero anarchico sostengono, invece, che libertà e uguaglianza sono strettamente collegate, binomio peraltro già famoso con il pensiero dei due socialisti illuminati Pertini e Rossini. La libertà individuale può infatti realizzarsi soltanto se sussiste l’uguaglianza sociale. Viceversa l’eguaglianza sociale si concretizza solo su un piano di libertà. Con l’anarchismo si è sempre identificata una società indipendente e libera da ogni forma politica autoritaria, nella quale l’individuo avrebbe potuto esprimersi e affermare attraverso la propria volontà. Il movimento anarchico vuole assegnare sia all’individuo e sia alla collettività la libertà di agire in un libero atto di volontà, senza essere oppressi da un’autorità, intesa come male assoluto dell’uomo, e dallo Stato, strumento di pura repressione e di costrizione. Nel 1924 l’anarchico Sébasten Faure nella “Encyclopèdie anarchiste” riassume l’anarchismo con una semplice definizione: “la dottrina anarchica è libertà”.

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La ricerca libertaria, si presenta in ogni epoca storica in diverse forme eterogenee. Dalla Rivoluzione Francese, si innesta un movimento anarchico moderno che si evolverà al pari passo del razionalismo illuminista. Nell’Ottocento si produce la prima, significativa spaccatura all’interno del movimento anarchico sul tema dell’economia. La corrente anarchica si differenzia quindi in due filoni di pensiero, scindendosi tra anarchismo individualistico e collettivistico. Il più autorevole rappresentante del primo gruppo, Max Stirner, ritiene fondamentale il raggiungimento dell’io, ossia l’affermazione individuale, in una società non organizzata e indipendente da ogni catena di ordine superiore. L’anarchismo comunista invece considera la realizzazione assoluta dell’Io in una società dove l’individuo è persuaso a lasciare la propria libertà personale economica a vantaggio della libertà sociale, ossia la libertà del singolo deve essere adeguata alle esigenze economiche e sociali di tutti, in un’organizzazione comunitaria di mezzi di produzione e di suddivisione di lavoro e dei prodotti. In particolare Michail Bakunin riprende il concetto di collettivizzazione dei mezzi di produzione, del lavoro, ma lasciando il godimento del proprio lavoro a ciascun individuo.

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L’anarchismo si caratterizza per un ricco uso e diffusione su larga scala di simboli e di immagini, immediati e semplici mezzi d’espressione utili ad affermare sé stesso e che rimandano a significati antichi e a volte non ancora chiari. La lettura dei simboli anarchici permette di leggere in qualche modo le idee, la storia, i principi dell’anarchismo e delle sue correnti. I principali simboli anarchici sono la A Cerchiata, la Bandiera Nera e la Bandiera Rosso-Nera. La A cerchiata è certamente il simbolo più famoso di tutto il movimento anarchico, forse perché si presta facilmente a essere riprodotto anche attraverso i graffiti. Rappresenta una delle immagini di maggior successo dell’intero settore della simbologia politica. Nonostante la sua larga diffusione, paradossalmente è un simbolo la cui origine è poco nota. Secondo Peter Marshall, richiama le prime lettere della massima di Pierre Joseph Proudhon “Anarchia è Ordine”, che in inglese è “Anarchy is Order”. Inoltre le parole “anarchia” e “ordine” iniziano con le lettere A e O in tutte le altre lingue occidentali. Peter Peterson afferma anche che il cerchio sarebbe “un simbolo di unità e determinazione” che “si presta a supporto dell’idea proclamata della solidarietà anarchica internazionale”. Gli storici sono ancora divisi su chi usò per primo questo simbolo; alcuni lo attribuiscono al movimento punk degli anni ’70, altri sostengono che già nel 1956 l’associazione anarchica di Bruxelles “Alliance Ouvriere Anarchiste” (AOA) utilizzasse questo simbolo. Anche in Italia tal emblema, semplice da riprodurre, quasi un marchio che rimanda immediatamente ad un messaggio di contestazione, negli anni ’70 e ’80 cominciò a riempire muri, fabbriche e piazze.

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Riguardo all’uso della bandiera nera da parte degli anarchici esistono diverse tesi che rimandano a storie mitizzate. Sembra che la bandiera nera – il simbolo per eccellenza dell’anarchismo – sia stata sventolata per la prima volta da una donna, la francese Louise Michel, che prese parte alla Comune di Parigi del 1871. Fu scelto proprio il colore nero poiché esprimeva simbolicamente il colore del lutto, della carestia, del pericolo, della povertà e della disperazione, sentimenti neri dunque diffusi in quel periodo in cui furono sterminati oltre venticinquemila parigini. La storia racconta che Louise Michel mentre sventolava insieme ai protestanti la sua bandiera nera e urlava “Pane, lavoro o comando!”, fu arrestata e condannata a sei anni di isolamento in carcere. Esiste inoltre anche un’interessante analogia tra la bandiera nera e i pirati, da sempre considerati come ribelli e spiriti liberi. Alcuni storici sostengono che talvolta il simbolo teschio e le ossa incrociate utilizzato dai pirati per dar forza e sé stessi e per spaventare gli avversari, sia stato usato anche dagli anarchici, pare dalla stessa Louise Michel. Nel 1910 anche Emiliano Zapata, rivoluzionario messicano, dava forza ai suoi assalti al grido di “Tierra y Libertad!” sventolando una bandiera con un teschio e un paio di ossa incrociate su sfondo nero. Tale vessillo portava quindi il messaggio “arrendersi o morire !”, diretto a terrorizzare i nemici, nel tentativo di sottometterli senza un combattimento. Il colore nero è da sempre considerato anche un simbolo di negazione, un anti-colore che si concilia perfettamente con l’anti-statalismo propugnato dagli anarchici.

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La bandiera rossa e nera, è una derivazione della bandiera nera. Solitamente è divisa in diagonale. Per molti storici è associata all’anarcosindacalismo. Alcuni studiosi sostengono che sia comparsa per la prima volta in Spagna e da qui si sia diffusa nel resto del mondo neolatino. Altri sostengono che sia comparsa per la prima volta invece in Italia, prima ancora della nascita del sindacalismo, associando il nero al rosso, forse perche alcuni anarchici provenivano dall’area socialista. Nell’aprile del 1877 gli anarchici della banda del Matese, guidati da Malatesta e Cafiero, innalzarono il vessillo rosso-nero sul comune di Letino. Tal episodio è documentato nei verbali dei processi di Benevento dell’anno 1978 contro i componenti della banda del Maltese. Qualche anno dopo la bandiera rosso-nera comparve anche in Messico durante la protesta del 14 dicembre 1879 a Città del Messico. Parlare dei simboli anarchici offre l’occasione per fare una riflessione sulla potenza comunicativa dei simboli politici. Comunicare attraverso i simboli consente l’utilizzo di un linguaggio naturale, semplice, diretto e immediato. Il simbolo rappresenta e facilita la lettura di concetti astratti e complessi, rendendo concrete e tangibili quelle che si presentano invece come dimensioni sottili, impercettibili ed evanescenti. In realtà l’uso dei simboli non è appannaggio esclusivo solo degli anarchici, ma uno strumento utilizzato in tutti i tempi, da tante parti politiche in tutto il mondo, per comunicare e sintetizzare con una semplice occhiata concetti complicati e articolati.

Massimo Piludu

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