Gli scienziati di Internet e gli antivaccinisti

Ventitré anni fa, il 28 febbraio 1998, la rivista scientifica «The Lancet» pubblicava uno studio che riconosceva una possibile correlazione fra autismo e vaccino trivalente. Con il caso Wakefield la paura per i vaccini ebbe ufficialmente inizio.

28 Febbraio 1998. Una delle riviste scientifiche più accreditate a livello mondiale, il «The Lancet», pubblica uno studio che ha del rivoluzionario e dello sconvolgente. Un team di 13 ricercatori, diretto dal Britannico Andrew Wakefield, medico specialista in gastroenterologia, dichiara di aver riconosciuto una possibile correlazione fra autismo e vaccino trivalente (MPR, ovvero, contro Morbillo – Parotite – Rosolia). Non solo, nell’articolo si parla di una nuova forma di autismo, distinta da quella classica, correlata con una enterocolite scatenata da fattori ambientali, appunto, il vaccino MPR.

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La notizia solleva un forte clamore e il dubbio inizia ad insinuarsi fra la popolazione scientifica e non. Possibile che un atto medico talmente fondamentale per la salute, possa causare un danno così terribile sui bambini? Wakefield è sicuro di sì, talmente sicuro che attacca pubblicamente il vaccino MPR nel corso di una conferenza stampa, spingendosi ben oltre quella probabilità scritta nero su bianco nel suo articolo, suggerendo l’immediata interruzione delle vaccinazioni MPR. “È una questione morale” dice, servono ulteriori ricerche. Agisce secondo scienza e coscienza. C’è la vita dei nostri bambini e delle loro famiglie in gioco, non si può rischiare di danneggiarli con un vaccino che contiene 3 ceppi di virus inoculati in un’unica somministrazione. È troppo, il sistema immunitario del bambino non è in grado di reggerlo. Wakefield è certo anche di questo. Allora propone una sua soluzione: inoculare un ceppo virale per volta, a distanza di un anno l’uno dall’altro, così si eviteranno possibili effetti collaterali e il corpo avrà il tempo di adattarsi un virus alla volta e il rischio sarà minimizzato, se non annullato. Wakefield ancora non lo sa, ma sarà proprio la fretta e l’aver effettuato affermazioni di tale portata planetaria e con questa sicurezza a sancire la fine della sua carriera.

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Queste sue parole non sono passate inosservate e hanno colpito diversi bersagli a livello mondiale: in particolare la popolazione generale, la comunità scientifica e i giornalisti. I primi, preoccupati per la salute delle future generazioni, iniziano ad avere paura e a dubitare di ciò che fino a quel momento avevano preso come verità assoluta; si fa strada l’idea che anche i medici possono sbagliare e a farne le spese sono i più deboli. I secondi si suddividono fra una gran fetta di scettici, qualche probabilista e pochi certi, nei confronti delle affermazioni di Wakefield. I giornalisti, invece, gridano allo scandalo, e contribuiscono a puntare il dito proprio contro la comunità scientifica, colpevole di fare soldi sulla pelle dei più deboli, in combutta con le case farmaceutiche e propinando trattamenti dei quali vengono nascosti i reali pericoli. Fra questo gran clamore, c’è un reporter investigativo che decide di stare in silenzio. Vuole vederci più chiaro, qualcosa non lo convince. È Brian Deer. Ha una lunga esperienza alle spalle e il suo intuito lo spinge ad andare oltre la mera disquisizione scientifica. Così decide di scavare nella carriera di Wakefield, per capire se questo medico sia così integerrimo come appare, o se abbia nascosto della polvere sotto il grande tappeto esposto fra il «The Lancet» e la conferenza stampa che ha allarmato il mondo.

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Da questo momento, l’iniziale forte ascesa di Wakefield si trasforma in una vertiginosa caduta libera. Fra dimissioni e trasferimenti vari, la sua reputazione subisce una serie di durissimi colpi dai quali non potrà più riprendersi. Si scopre, infatti, che la sua battaglia nei confronti del vaccino MPR era iniziata già 5 anni prima, correlando, erroneamente, il virus del morbillo con il morbo di Crohn. Nel corso delle sue indagini, Deer, scopre che Wakefield aveva fatto richiesta per brevettare un vaccino singolo contro il morbillo già prima di concludere lo studio che pubblicherà poi sul «The Lancet». Come se questo non bastasse, il conflitto di interessi viene ulteriormente aggravato dalla scoperta, per la quale il merito va ancora a Deer, che Wakefield stava sviluppando un test diagnostico per la fantomatica “enterocolite autistica” da lui stesso scoperta. Ma non è ancora abbastanza. Deer entra nel merito dello studio che porterà alla pubblicazione sul «The Lancet». Come un vero investigatore, inizia ad osservare i metodi coi quali questo è stato condotto, ed è qui che ha un’intuizione. Decide di intervistare i parenti dei 12 bambini coinvolti nello studio e scopre qualcosa di sconvolgente: Wakefield ha effettuato manovre invasive (punture lombari e colonscopie) sui suoi pazienti, talvolta con l’esigenza di misure di contenzione, il tutto senza il parere di un comitato etico, fondamentale in questi casi. È un crimine. Wakefield è all’angolo. Ci sarà una conferenza alla quale parteciperanno entrambi, nel corso della quale si assiste ad un tragicomico siparietto dove Wakefield che scappa per sottrarsi alle domande di un furente Deer, il quale pretende chiarimenti alla luce dei risultati delle sue indagini. Wakefield querela Deer per diffamazione, perde, ed è costretto a pagare le pene processuali.

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Nel frattempo la comunità scientifica non sta con le mani in mano e decide di combattere il fuoco col fuoco. Vengono stanziati milioni di dollari per scoprire quanto di vero ci potesse essere in queste ricerche e se davvero l’incolumità dei bambini fosse in pericolo. Studi condotti nel Regno Unito, in Giappone, negli USA, persino in Italia e in altre nazioni europee, sono concordi nell’affermare che non solo non esiste traccia di una correlazione fra autismo e vaccino MPR, ma anche che l’enterocolite autistica è una mera invenzione del team di Wakefield, probabilmente cucita ad arte per trarne profitto. Si scopre, infatti, che lo studio ha numerose falle: un campione di pazienti e controlli esiguo, dati manipolati, pazienti che avrebbero inficiato il suo studio esclusi perché dichiarati “non idonei” e dati di laboratorio in contrasto con le sue teorie deliberatamente ignorati o, peggio, falsificati. Si approfondisce anche in questo caso la metodologia dello studio originale e, come ha fatto Deer, si parla con le famiglie dei 12 bambini. Le scoperte sono sconvolgenti. Non solo Wakefield ha agito senza il parere di un comitato etico, ma ha anche effettuato diagnosi di autismo su bambini assolutamente normali e ha postdatato l’insorgenza dei primi sintomi della malattia, al fine di farli rientrare in una finestra temporale utile ad attribuire la colpa al vaccino MPR. È la fine. Wakefield è un uomo finito e con lui le sue teorie.

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Questa triste vicenda trova il suo epilogo nel 2010, anno in cui, a seguito di un’indagine ufficiale condotta dal General Medical Council, viene radiato dallo UK Medical Register (il corrispettivo Britannico del nostro Albo dei Medici e Chirurghi) con le pesanti accuse di abuso, disonestà e mancanza di etica. Nel 2011 il «The Lancet» ritira definitivamente e completamente la pubblicazione. Si potrebbe dire che la verità e il buon senso abbiano trionfato. La comunità scientifica ha dimostrato la falsità delle affermazioni di Wakefield e le indagini di Deer ne hanno provato la mala fede. Ma non è così. Non del tutto almeno. Il dubbio che sin dall’inizio si è insinuato nella popolazione generale ha cominciato a spargersi come un’epidemia, facilitato dalla diffusione di internet coi vari blog, social network e giornali online. La parola d’ordine è: la verità che non ci dicono. Medici, biologi, infermieri, dentisti, farmacisti e tutte le professioni sanitarie mentono. Sanno che i vaccini fanno male, ma non lo dicono, perché sono pagati o ricattati dalle case farmaceutiche, i veri cattivi di questa storia. Sì, perché “big pharma”, un’entità non ben definita, nebulosa e maligna, propina rimedi farmacologici i cui benefici sono notevolmente inferiori al danno che sono in grado di causare. E i medici sono corrotti, sanno ma non dicono, e così tutta la comunità scientifica. Perché se le persone si ammalano, loro fanno profitto. Wakefield è diventato un martire della causa “no vax”.

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Gli antivaccinisti fanno proselitismo soprattutto su internet, reclutano giorno dopo giorno un numero sempre maggiore di persone scettiche nei confronti della nuova medicina. E così il numero di genitori che decidono di non vaccinare i figli cresce in maniera impressionante. Il propagarsi di questo incendio viene facilitato da un crescente malcontento della popolazione verso la classe medica, liste d’attesa interminabili, parcelle sempre più alte, cure che non funzionano o fanno addirittura ammalare. È il momento della medicina alternativa, quella gentile, buona, quella fatta da professionisti (pochi) e medici improvvisati (molti) liberi da vincoli con le case farmaceutiche e liberi dai corrotti meccanismi delle aziende ospedaliere. Loro dicono la verità. I vecchi metodi della nonna tornano di moda, i rimedi omeopatici e fitoterapici sono gli unici farmaci ammessi, le diete detossificanti sono miracolose e le malattie dell’anima sono la sola causa dei sintomi fisici. La medicina ufficiale quelle non può curarle, serve solo ad avvelenarti ancor più di quanto non facciano già vaccini, farmaci, cibi manipolati, aria inquinata e informazioni false. Quello che sembrava un fenomeno isolato, confinato alle poche sacche della società non del tutto istruite, inizia a coinvolgere anche le classi più acculturate. È stato sottovalutato ed ora servono misure urgenti per combatterlo.

Sergio Pinto

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