L’almanacco de “il Caffè”: 1987, l’Italia rifiuta l’energia nucleare

L’88% degli italiani si lasciò suggestionare dall’incidente di Chernobyl, e votò NO al referendum sulle centrali nucleari!

Esattamente 34 anni fa, l’8 novembre 1987, gli italiani furono chiamati a esprimersi con un referendum, sul futuro energetico basato sull’energia nucleare riguardo al quale il nostro paese deteneva un primato tecnologico invidiabile. Suggestionato e impressionato dalle eco-cassandre dopo il disastroso incidente avvenuto a Chernobyl, espresse un “NO” stentoreo al referendum sulle centrali nucleari! Molti fecero notare soprattutto l’assurdità di porre un quesito – che richiede competenza tecnica profondissima – ad una popolazione di cultura media. La sicurezza delle nostre centrali nucleari aveva raggiunto livelli tra i più alti. Non eravamo secondi a nessuno. L’incidente del reattore “4” della centrale Lenin di Chernobyl avvenuto poco tempo prima è costato all’Italia decine di migliaia di miliardi delle lire di quel tempo, per via degli investimenti sul “nucleare pacifico” che – grazie al referendum – fu subito smantellato. James F. Lovelock, famoso biologo (ex) seguace del movimento filoambientalista Greenpeace “convertitosi” al nucleare, nonché autore dell’«Ipotesi Gaia» secondo cui la Terra è considerato come un organismo vivente, disse «Solo l’energia nucleare può salvare il mondo dal surriscaldamento evitare il ripetersi di estati torride, impedire lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia. Un ricorso intensivo dell’energia nucleare preverrà un futuro apocalittico nel quale il Polo Nord sarà ridotto a poco più di un gigantesco iceberg e la Foresta Amazzonica sarà sommersa dalle acque». Senza contare che con l’energia nucleare si risolverebbero anche le emissioni di CO2, vero imputato della salute del Pianeta Terra.

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