L’Universale editore


La marcia su Roma

Novantotto anni fa, il 28 ottobre 1922, il Re d’Italia Vittorio Emanuele III dava al Duce del fascismo Benito Mussolini l’incarico di formare il governo. Gli uomini, le paure e le cause della rivoluzioneย cheย quasi un secoloย dopo continua a dividere gli italiani.

Il colpo di pistola di Gavrilo Princip che il 28 giugno 1914 assassinรฒ lโ€™Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, pose fine allโ€™Ottocento, alla Belle ร‰poque, a quel lungo periodo di pace che in Europa durava dal lontano 1870. La guerra fu il pretesto col quale tutti cercheranno di fare una propria rivoluzione: socialisti, nazionalisti, repubblicani, guarderanno al fango e al sangue delle trincee come lโ€™occasione per igienizzare il vecchio mondo, come la possibilitร  di risolvere definitivamente vecchi conflitti secolari. โ€œQuando su Berlino sventolerร  la bandiera rossa noi proletari italiani ci pentiremo di non aver partecipato a questa guerraโ€, scriverร  il socialista Benito Mussolini nel corso delle radiose giornate di maggio del โ€™15. Il mondo sarร  diviso in due per quattro lunghi anni e i sogni, le speranze, il futuro di unโ€™intera generazione rimase impigliato sul filo spinato delle trincee.

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Nel novembre del โ€™18 sui giornali appare finalmente la parola pace, una parola costata otto milioni di morti. La profezia di Sir Norman Angell, scrittore e politico britannico, sembrava essersi avverata. Scrisse nel 1909, nel suo famosissimo libro La grande illusione: โ€œLa prossima guerra la perderanno tutti e anche i vincitori risulteranno sconfittiโ€. Lโ€™Europa, smarrita, cercava una nuova identitร  e gli occhi di tutti erano rivolti allโ€™America di Wilson e alla Russia di Lenin. Intanto in Italia Gabriele Dโ€™Annunzio tentava di prendere la cittร  di Fiume, si realizzavano i primi scioperi e la borghesia veniva terrorizzata da un nuovo vocabolo, che echeggiava dalla lontana e misteriosa Russia rivoluzionaria: โ€œcompagnoโ€. E i compagni, ammiratori della rivoluzione dellโ€™ottobre del โ€™17, presero la loro decisione: โ€œAnche in Italia bisogna fare come in Russiaโ€.

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Il ceto dirigente liberale confidava nel Re, il Re confidava in Giolitti, Giolitti confidava nella borghesia e la borghesia confidava nellโ€™esercito. Nel frattempo, il 23 marzo del โ€™19, venivano fondati a Milano, nellโ€™indifferenza generale, i Fasci di combattimento. Ne faranno parte quei combattenti che, finita la guerra, faranno fatica a concepire quel nuovo mondo democratico nato dalle ceneri della Grande Guerra, privo di un nemico da combattere. E gli ufficiali degli arditi, i nazionalisti, i dannunziani, gli anticlericali, gli antidemocratici, i repubblicani, gli industriali, gli operai, tutti avevano in cuorloro un nemico da combattere e in quella riunione di Piazza San Sepolcro giureranno di combatterlo sotto la guida di Mussolini. Intanto Dโ€™Annunzio tornava sconfitto da Fiume ma il grido โ€œFiume o morteโ€ risvegliรฒ negli italiani quello spirito patriottico che aveva avuto il suo apice il 4 novembre del โ€™18 col bollettino della vittoria del generale Diaz. I fascisti raccoglievano sempre piรน iscritti e il 9 novembre del โ€™21 veniva fondato il Partito nazionale fascista.

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Lโ€™inconsistenza politica delle forze liberali intanto bloccava il Paese: il 4 luglio del โ€™21 cadeva il governo Giolitti, il 26 febbraio del โ€™22 quello presieduto da Ivanoe Bonomi e sei mesi dopo viene sfiduciato il giolittiano Luigi Facta. Nessuno dei vecchi politici liberali sembrava in grado di mettere dโ€™accordo tutte le frammentate forze politiche parlamentari e gli italiani stavano a guardare, perplessi. โ€œTutti invocano, come nei momenti di estremo pericolo, il provvidenziale intervento di un Uomo, con lโ€™U maiuscola, che sappia finalmente riportare il Paese nellโ€™ordine e nella legalitร โ€, scriverร  Giustino Fortunato. Il 10 agosto Facta riotteneva la fiducia alla Camera in un clima di profonda incertezza. Il 24 ottobre, a Napoli, si apriva il congresso fascista. Michele Bianchi, quadrumviro, gridava agli squadristi: โ€œInsomma, fascisti, a Napoli ci piove, che ci state a fare?โ€. La folla rispose: โ€œTutti a Romaโ€. La marcia cominciรฒ e Roma era preoccupata. Cosa accadrร ? I primi soldati nella serata del 27 vennero dislocati alle porte della cittร . Facta propose al Re di firmare lo stato dโ€™assedio ma il Re prendeva tempo. Che avrebbe fatto lโ€™esercito dato che piรน volte, negli ultimi tempi, era stato piรน vicino ai fascisti che alla Corona? Il Re interpellรฒ numerose personalitร  militari e la risposta che ricevette dal generale della vittoria, Armando Diaz, sarร  decisiva: โ€œMaresciallo, lโ€™esercito sarร  fedele?โ€. โ€œMaestร โ€, rispose Diaz, โ€œlโ€™esercito farร  il suo dovere, perรฒ sarebbe bene non metterlo alla provaโ€.

Stefano Poma

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