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L’ALMANACCO DE «Il Caffè»: 1870 – muore il generale Robert Edward Lee

Un giorno, uno studente del College – nel quale Lee era rettore – fu condotto da lui dopo ripetute violazioni del regolamento.
«Non devi avere paura – disse allo studente – qui otterrai giustizia».
«Lo so, signore –
rispose lo studente – è per quello che ho paura».

Il 12 ottobre 1870 moriva a Lexington il generale Robert Edward Lee. Non c’è soldato che sia stato più amato e osannato di lui in tutti gli stati del sud degli Stati Uniti. È stato un famosissimo e valoroso militare statunitense, principale condottiero militare degli Stati Confederati d’America durante tutto il tragico e sanguinoso periodo della guerra civile. Lee guidò con grande abilità per oltre tre anni la forte Armata della Virginia Settentrionale, la formazione più efficiente e combattiva tra tutte le forze confederate; negli ultimi mesi della guerra divenne anche ufficialmente il comandante in capo dell’esercito sudista. Guadagnò una fama quasi leggendaria anche nel campo nemico, grazie alle vittorie conseguite contro forze militari spesso nettamente superiori, alle sue grandi capacità strategiche e alla sua affascinante personalità. Lee rimane la figura più venerata e apprezzata (non solo nel Sud) della storia della Confederazione fino ai nostri giorni. Alla fine della guerra civile, il generale Robert E. Lee non aveva più né un lavoro né una casa. Nel suo vecchio cortile fu costruito intenzionalmente un enorme cimitero di guerra. Una piccola università della Virginia, la Washington University (oggi Washington and Lee University) decise di offrirgli l’incarico di rettore, con uno stipendio dignitoso e una casa e fu così che il generale trascorse gli ultimi anni della sua vita. Lee era noto per essere una persona integerrima: oltre a essersi diplomato all’Accademia militare di West Point senza neanche una nota di demerito, durante la guerra fece rendere a un prigioniero nordista, che con lui se ne lamentò, il cappello che un suo soldato gli aveva rubato. Un giorno, uno studente particolarmente indisciplinato fu condotto da lui per ripetute violazioni del regolamento e – arrivato di fronte al generale – il ragazzo tremava di paura. «Non devi avere paura – disse allo studente – qui otterrai giustizia». «Lo so, signore – rispose lo studente – è per quello che ho paura». Inutile accennare che le sue statue che in tutti gli Stati Uniti sono state erette in sua memoria, ultimamente sono state bersaglio degli strali della #cancelculture.

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