Emilio Salgari e Le Tigri di Mompracem

Grazie ai libri del grande scrittore italiano, gli occidentali del Diciannovesimo secolo imparavano a conoscere il fascino selvaggio dei lontani territori coloniali, l’esotismo intriso di luoghi nascosti e misteriosi, come il Borneo e la Malesia, e le rappresentazioni di costumi diversi e sempre affascinanti. 

Le Tigri di Mompracem è un romanzo avventuroso scritto dall’italiano Emilio Salgari il quale, per mezzo uno stile consistente nell’alternare sequenze narrative e descrittive, fornì uno dei più importanti esempi di letteratura coloniale di fine milleottocento. La stesura iniziale dell’opera si concretizzò in un arco di tempo compreso tra il 1883 ed il 1884, periodo in cui essa fu edita in puntate ne “La Nuova Arena di Verona”. Successivamente queste furono accorpate in un unico volume nel millenovecento. L’ambientazione riprende un aspetto caro all’Orientalismo: l’esotismo intriso di luoghi lontani e misteriosi, come il Borneo e la Malesia, e foriero di rappresentazioni di costumi diversi ed affascinanti. Sandokan indossa un costume di raso rosso, un turbante verde adorno di un pennacchio tempestato di brillanti. Portava alla cintura due kriss, insegna di un gran capo e una splendida scimitarra colla guaina d’argento e l’impugnatura d’oro. Viene affrontata la tematica di fine milleottocento relativa alle velleità di potenza imperialista dell’Europeo britannico il quale era convinto della superiorità della propria civiltà rispetto alle altre e, secondo la tendenza legata all’affermarsi del concetto di razza, credeva fermamente nella supremazia dell’uomo bianco europeo. Come ogni altro invasore, anche l’uomo britannico, sebbene tendenzialmente secondo lo schema dell’indirect rule, o controllo indiretto, che lo portò in India ad assumere in maniera, quindi, mediata il controllo dell’amministrazione mediante l’appoggio agli esattori locali Zamindar, si imponeva agli indigeni sfruttando le risorse (le monocolture nelle colonie, come tabacco e caffè, erano infatti, strumentali all’industria della madrepatria). Una risorsa importante in India era, ad esempio, il cotone pregiato di Calcutta detto Calicot (il cotone di Manchester non era di gran qualità) e l’Inghilterra, che si fregiava di esportare progresso e sviluppo, si avvantaggiò nella creazione di economie secondarie (i semilavorati delle colonie erano inviati alla madrepatria affinché finisse di lavorarli).

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Salgari, come traspare dal protagonista, l’avventuroso Sandokan detto “la tigre della Malesia”, non adotta la prospettiva tipicamente eurocentrica nel trattare la presenza dell’Inglese nel continente asiatico, ma, al contrario, lo dipinge come invasore spietato che non guarda in faccia nessuno pur di concretizzare le proprie mire espansionistiche. «Chi avrebbe mai detto che io, l’invincibile Tigre della Malesia sarei approdato qui, sconfitto e ferito? Ed a quando la vendetta? La vendetta! Tutti i miei prahos, le mie isole, i miei uomini, i miei tesori pur di distruggere questi odiati uomini bianchi che mi disputano questo mare!». «Voi mi avete veduto lottare per tanti anni senza posa e senza pietà contro quella razza esecrata che assassinò la mia famiglia, che mi rapì una patria, che dai gradini di un trono mi precipitò a tradimento nella polvere e che mira ora alla distruzione della razza malese, voi mi avete veduto lottare come una tigre, respingere sempre gli invasori che minacciavano la nostra selvaggia isola». In Salgari è presente la dicotomia fondata sul “noi” occidentali e “loro” indigeni orientali però, a differenza del pensiero orientalista, “noi” non portiamo la civiltà, distruggiamo, piuttosto, quella esistente, nel nome nella nostra presunta superiorità. Sandokan viene presentato come un pirata dalle eccezionali doti intellettive, fisiche, morali e psicologiche. È un personaggio poliedrico che sa essere coraggioso e violento quando serve, contro belve feroci ed ufficiali e soldati della marina britannica, ma non si tratta mai di una violenza gratuita , come dimostra il seguente estratto, in cui Sandokan, ottenute informazioni, risparmia la vita ad un ufficiale inglese. «Il soldato non sapendo più se aveva dinanzi un uomo, o un demonio, retrocesse vivamente, curando di prenderlo di mira, ma Sandokan, che non o perdeva mai di vista, in un baleno gli fu addosso, rovesciandolo a terra. Grazia! Grazia! Balbettò il povero sergente, che si vide dinnanzi la punta della sciabola. -Ti dono la vita, disse Sandokan. – Devo credervi? – La tigre della Malesia non promette invano».

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Egli infatti, prima di divenire pirata fu un principe malese a cui gli Inglesi e gli Olandesi sterminarono l’intera famiglia. «I più credono che Sandokan non sia che un volgare pirata, sbarcato dalle selve del Borneo, avido di sangue e di prede, ma s’ingannano. Egli è di stirpe reale e non è un pirata, ma un vendicatore. Dei traditori sollevarono i vari popoli, dei sicari prezzolati spensero la madre, i fratelli e le sorelle di Sandokan: delle bande potenti invasero il regno. I tradimenti lo raggiunsero nell’istesso suo palazzo, i suoi parenti caddero tutti sonno il ferro degli assassini, pagati dai bianchi, ed egli in una notte di fuoco e di stragi poté a malapena salvarsi con una piccola schiera di prodi». I superstiti dello sterminio, fedeli a Sandokan, formarono una banda di pirati denominata “Le tigri di Mompracem”, dal nome dell’isoletta in cui stabilirono la propria base. Yanez, giovane avventuriero portoghese è la spalla di Sandokan, da questi soprannominato “fratellino” e da tutti conosciuto come “La tigre bianca” per il suo coraggio. Sul topos principale, quello delle avventure dei pirati contro l’odiata schiera di ufficiali britannici, tra cui il comandante James Brooks, rappresentante della Compagnia delle Indie orientali, (celebre società regina dei traffici coloniali in Asia) , si innesta, ben presto, quello dell’amore per lady Marianna “perla di Labuan”. Marianna è figlia dell’ufficiale inglese lord James Guillonk, acerrimo nemico di Sandokan che costringerà quest’ultimo a molti scontri contro il suo esercito, prima che alla fine l’amore per la bella e dolce ragazza abbia la meglio. L’espediente narrativo dell’innamoramento consente a Salgari di descrivere la profondità sentimentale di un Sandokan che, nonostante sia interiormente scisso tra l’odio profondo verso quella razza che sterminò la sua famiglia e l’amore per quella ragazza che appartiene a quella stirpe, (anche se solo in parte perché sua madre era italiana), alla fine non si lascia traviare dal pregiudizio verso l’Occidentale. «Ma che sia proprio vero che io amo quella fanciulla? È stato un sogno o un’inesplicabile pazzia? Che io non sia più il pirata di Mompracem, per sentirmi attratto da una forza irresistibile verso quella figlia di una razza a cui io ho giurato odio eterno?». Egli decide di sposare la donna amata e per lei è pronto a rinnegare per sempre il suo presente e futuro di pirata.

Angela Chessman

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