Il rogo di Giovanna d’Arco

Cinquecentodieci anni fa, il 30 maggio 1431, Giovanna d’Arco veniva arsa viva. Vestita con un lungo abito bianco, fu condotta nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen, dove al centro, tra la folla attonita, una grande pira scoppiettava una lugubre sinfonia di morte.

Giovanna d’Arco venne arrestata nel 1430 a Compiègne. Gli inglesi la processarono per superstizione (affermava di udire la voce di Dio), per scandalo (vestiva come un uomo) e per eresia (non si piegava alla volontà della Chiesa inglese). L’accusa principale, quella che porterà alla condanna, era quella di indossare abiti maschili. Per scampare al rogo Giovanna abiurò, giurando che non si sarebbe mai più vestita da uomo. Venne condannata a un lungo periodo di carcere e alcuni prigionieri, potendola osservare con abiti femminili, tentarono di violentarla. Rompendo il giuramento rimise gli abiti maschili e divenne così un’eretica relapso, ovvero un eretico che ricade nel peccato. Questa volta, secondo la legge ecclesiastica, il rogo era necessario. Due giorni dopo, il 30 maggio 1431, Giovanna, vestita con un lungo abito bianco, fu condotta nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen, dove al centro, tra la folla attonita, una grande pira scoppiettava una lugubre sinfonia di morte.

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