L’Universale editore


Un giornalista di nome Indro

Centododici anni fa, il 22 aprile 1909, a Fucecchio, in provincia di Firenze, nasceva Indro Montanelli. La sua fu una vita incredibile, carica di esperienze straordinarie, che lo portarono dal primo fascismo all’esperienza coloniale in Africa, dalla prigionia a San Vittore alla rocambolesca fuga in Svizzera, fino alla poltrona piรน odiata e ammirata del giornalismo italiano.

Milano, luglio 2001, via Solferino 28. Nei corridoi del grande palazzo che dal 1904 ospita la sede del ยซCorriere della Seraยป il ronzio dei condizionatori, che operosamente refrigeravano quella calda e umida giornata estiva, veniva sopraffatto da un suono incessante, dallo squillo di un telefono che echeggiava autorevole dallโ€™ufficio del direttore Ferruccio de Bortoli. Il direttore entrรฒ nella stanza e rispose al telefono. Letizia, nipote di Colette Rosselli, che si trovava nella casa di cura La Madonnina, gli comunicรฒ le ultime volontร  che Indro Montanelli le aveva riferito, con un filo di voce, disteso su un funereo letto dโ€™ospedale mentre i tubi che gli attraversavano il naso riuscivano ancora a tenerlo in vita, a far respirare quel gracile corpo ormai scheletrico. โ€œGiunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza, Indro Montanelli, giornalista, prende congedo dai suoi lettoriโ€.

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Gli anni nei quali Montanelli si formรฒ, i Trenta e i Quaranta, incisero con le loro straordinarie esperienze a quella fortunata e insidiosa ascesa, che hanno permesso al fegatoso toscano di diventare il piรน grande giornalista italiano del Novecento, cominciata quando la maggior parte dei giovani suoi coetanei erano, o credevano di essere, fascisti. Per i ragazzi di quegli anni il fascismo era il campeggio, le gite in mare e in montagna, il gioco, lo sport; era appartenere a un sistema dinamico che azzerava la sete dโ€™azione che quei ragazzi sognavano leggendo i romanzi di Kipling, sfilando alle parate e ascoltando gli avventurosi racconti dei reduci della Grande Guerra. E naturalmente, colui che rendeva possibili quei vivaci avvenimenti era, agli occhi di quei tanti giovani, Mussolini.

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Intervistato nel 1972 da Gianni Bisiach, Montanelli disse: โ€œLo confesso, quando vedo Mussolini mi si rimescola dentro, perchรฉ sono i miei ventโ€™anni, i miei stupidi e bellissimi ventโ€™anni. E non li posso rinnegareโ€. Quando il 28 ottobre del โ€™22 gli squadristi entravano a Roma e Mussolini veniva nominato capo del governo, il giovane Indro si trovava a Rieti. Lโ€™Italia era piacevolmente eccitata e anche quel tredicenne, insieme a un suo compagno di classe, Elio, figlio del sottoprefetto, decise di marciare su quella cittร  laziale dove il padre, Sestilio, faceva il preside di liceo. Indro era lungo e secco come un chiodo, tanto che i pantaloni risultavano talmente corti da scoprire le caviglie; Elio era cicciottello, con i pantaloni troppo stretti da non contenere la pancia. Ed entrambi, in camicia nera, fischiettando lโ€™inno Giovinezza, attraversarono le strade di quella cittร  tra gli incuriositi sorrisi generali. โ€œLโ€™obiettivo era quello di far prigionieri i nostri padri, quello mio e quello del mio compagno di classe. Ci presero a calci nel sedere, naturalmenteโ€. Anche da piรน grandicello, Indro credette di essere fascista e di doverne servire la causa.

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Nel โ€™34 si trovava in Francia, dove si guadagnava da vivere scrivendo per il giornale bilingue ยซLa Nuova Italiaยป, che stava particolarmente a cuore a Galeazzo Ciano. Un pomeriggio di novembre fu inviato al circolo liberale Union pour la vรฉritรฉย e, tra i settanta partecipanti, vi era anche Carlo Rosselli. Finite le relazioni, venne chiesto: โ€œCโ€™รจ un fascista?โ€. E Indro prese la parola: โ€œNoi fascisti siamo antiborghesi, fortemente antiborghesi. Lโ€™errore di Mussolini รจ di non aver fatto colare il sangue. Perchรฉ il sangue รจ necessario. Probabilmente lo faremo scorrere in avvenireโ€. Rosselli racconterร  lโ€™episodio, il 30 novembre, su ยซGiustizia e libertร ยป: โ€œIl ragazzo non sembra antipatico. Ma il fascismo gli ha tolto la facoltร  di pensare. Ragiona per Attenti! Riposo!, per formule applicate con lo sputo. Cazzotti intellettuali tirati nel vuotoโ€. Ma nemmeno due anni piรน tardi, qualcosa in Montanelli cambiรฒ: la guerra africana aveva svelato, al giovane giornalista, tutto lo scenario di cartapesta che il regime aveva costruito con la propaganda. Scrisse un articolo che miracolosamente sfuggรฌ alla censura e pubblicato sullโ€™ยซItalia letterariaยป: โ€œDopo quattordici anni di tensione idealeโ€, costruita da Mussolini, e dopo โ€œun crescendo di paroleโ€, chi ha partecipato a questa guerra รจ adesso afflitto da un certo scetticismoโ€. โ€œCoscienza รจ una parola che comincia a scomparire dal linguaggio usualeโ€, sostituita dal โ€œdovere: imperativo, standardizzato, uguale per tuttiโ€. Lโ€™articolo non sfuggรฌ a Rosselli, che ancora si ricordava di quel giovane ragazzo dal collo lungo: โ€œรˆ un caso di coscienzaโ€, scrisse Rosselli, pronosticando che lโ€™impresa imperiale avesse guarito โ€œIndro Montanelli da molte illusioniโ€. E cosรฌ fu.

Stefano Poma

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